Clark (ex primo ministro della Nuova Zelanda) e Ramos (Premio Nobel per la pace 1996), entrambi membri della Global Commission on Drug Policy, hanno fornito due considerazioni sulla lotta alla droga.
Di seguito si possono leggere i loro contributi tradotti rispettivamente da Fabrizio e Francesco Fabi
H.Clark- Another decade lost to the global war on drugs
In tutto il mondo, le persone hanno vissuto uno delle più diffuse e vergognose privazioni dei diritti umani del nostro tempo: la “guerra globale alla droga”. Non passa praticamente giorno senza che tragedie o abusi alimentati da politiche di droga sbagliate finiscano nei titoli dei giornali. Giorno dopo giorno, i costi della guerra alle droghe vengono contabilizzati in termini di sofferenza, morte e opportunità mancate sull’intera catena di mercato della droga, dalla produzione all’utilizzo.
Oggi, a 70 anni dal giorno dell’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, faremmo bene a fermarci a riflettere sull’assieme di queste ingiustizie quotidiane. Decenni di esperienza ci dicono che in questo momento abbiamo una domanda cruciale su cui meditare rispetto al nostro approccio alla droga: che cosa conta di più per noi, vivere all’altezza delle promesse contenute nella Dichiarazione Universale o inseguire l’illusione di una “società libera dalla droga” ?
Non possiamo avere entrambe le cose. Per troppo tempo la convenienza politica, un’ideologia coi paraocchi e una mancanza di immaginazione ci hanno condotto lungo il secondo sentiero, quello della “guerra alla droga”, lastricato dalle ingiustizie economiche e razziali in cui essa prospera. È tempo di un cambiamento dalle fondamenta, a partire dal nostro comune impegno per i diritti umani universali e consentendo che da essi scaturiscano politiche sulla droga responsabili e umane.
Sono già in essere impegni politici in tal senso. Per oltre un decennio, i governi riuniti nelle Nazioni Unite hanno affermato il loro impegno a garantire che gli sforzi per il controllo della droga siano condotti in piena conformità con i diritti umani universali. Ma ci sono troppi pochi paesi impegnati a mettere in pratica questa promessa. Troppo spesso i governi hanno posto altri interessi politici al di sopra dell’applicazione dei diritti delle persone nella politica sulle droghe e non hanno messo in gioco sufficiente capitale politico per influenzare il cambiamento. Quindi, abbiamo il tipico divario tra le parole e fatti.
Ad agosto il mondo ha pianto la morte di un vero statista globale, Kofi Annan, ex Segretario Generale delle Nazioni Unite. Nel 1998 il mio defunto amico e collega Commissario non mise in dubbio l’idea di un “mondo libero dalla droga” come Segretario Generale, ma nel 2016 ha avuto il coraggio di riconoscere pubblicamente che questo era l’approccio sbagliato e battersi per il cambiamento. In effetti, tra le sue numerose preoccupazioni e impegni globali, ha intrapreso un’altra nobile missione: sradicare il flagello della droga e degli abusi dei diritti umani che si verificano su larga scala quando gli stati optano per politiche e strategie fuorviate. Nel 2006, egli ci ha sfidato a concludere l’ “era della dichiarazione” in materia di diritti umani e a inaugurare un’ “era dell’ attuazione“.
Mentre entriamo nel 2019, con un altro summit ONU di alto livello fissato per marzo, credo che abbiamo raggiunto un importante momento politico per far progredire l’attuazione dei diritti umani nella politica internazionale sulle droghe. Ci sono ora abbastanza governi che pongono domande importanti sulle proprie politiche sulle droghe e sugli sforzi internazionali congiunti. Un numero sufficiente di governi è disposto a dare l’esempio e sfidare lo status quo con una innovativa riduzione del danno, un focus sullo sviluppo più che sulla repressione e persino con un cambio di paradigma verso la riforma della r normativa.
Ma fino ad oggi ci sono mancati gli strumenti per tradurre i diritti universali nel contesto specifico del controllo della droga. Dal 2016, tuttavia, esperti di tutto il mondo stanno tratteggiando un insieme assai ampio di criteri che riferiscono alla politica sulle droghe decenni di legislazione sui diritti umani. Coordinato dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite e dal Centro internazionale sui Diritti Umani e la Politica sulla droga, il progetto ha riunito esperti di diritto, professionisti della sanità pubblica, esperti di sviluppo, funzionari governativi e attivisti di base he rappresentano i gruppi più colpiti dal sistema di proibizione della droga.
Il risultato sono le Linee Guida Internazionali sui Diritti Uumani e la Politica sulla droga, che saranno presentate ai governi al vertice di marzo 2019. Li esorto a esaminarle attentamente. Queste linee guida rappresentano un metro di paragone rispetto al quale valutare le politiche sulle droghe sono radicate nel contesto dei diritti umani universali, e giungono in un momento in cui il consenso alla guerra alla droga è davvero infranto.
Non esiste una bacchetta magica che garantisca che tutti coloro che sono colpiti dalle droghe e dalle politiche sulle droghe possano vivere una vita sana e sicura in dignità. Esiste, tuttavia, un disperato bisogno di novità e cambiamento, su qualcosa di condiviso e fondamentale. Le politiche sulle droghe sono, dopotutto, nient’altro che politiche. Lasciamo che queste politiche si pieghino al nostro impegno per i dirittiumani, e non viceversa. E lasciamo che la visione della Dichiarazione Universale illumini la strada. La visione di un “mondo libero dalla droga” ha portato solo all’oscurità.
Jose Ramos-Horta è l’ex presidente di Timor Est, membro della Commissione Globale per le Politiche della Droga e Premio Nobel per la Pace.
Harvard Health and Human Rights Journal (https://www.hhrjournal.org/2018/12/human-rights-day-message-put-human-rights-in-global-drug-policy/